Il 2024 è un anno decisivo per la mobilità sostenibile in Europa: tra le scelte della politica e le sfide per l’industria, scopriamo perché nel terzo capitolo del White Paper di Repower sulla mobilità sostenibile:

Le elezioni europee del prossimo giugno saranno decisive per definire le sorti della strategia verde del Vecchio Continente, e in particolare del Green Deal, il pacchetto di misure per lo sviluppo sostenibile: tra le decisioni più controverse, la messa al bando dei motori a combustione entro il 2035 in tutta l’Unione. I margini di manovra per cambiare questi obiettivi sono ancora ampi, perché il regolamento non è stato approvato da tutti i Paesi: se queste spaccature si rimargineranno o si allargheranno, dipenderà anche dalla composizione del Parlamento Europeo che sarà eletto a giugno.

Italia - Per quanto riguarda il nostro Paese, lo strumento-guida per il clima è il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), la cui versione aggiornata e definitiva deve essere approvata entro il 30 giugno 2024 dalla Commissione UE. Nel piano, le auto elettriche pure e ibride plug-in sono considerate una soluzione per la mobilità urbana privata per ridurre i consumi a parità di percorrenza, ed è stato fissato l’ambizioso obiettivo di 4,3 milioni di elettriche pure sulle strade italiane entro 6 anni.

L’industria - La filiera automotive italiana guarda con fiducia alla transizione verso una mobilità più sostenibile: il problema è piuttosto trovare figure professionali per portare a termine la transizione. In una recente ricerca dell’Osservatorio TEA, che ha mappato 2100 imprese italiane di componentistica per la filiera dell’auto, su 217 aziende il 48,4% ritiene che le trasformazioni dell’ecosistema automotive non avranno effetto sul portafoglio prodotti, per il 30,9% avranno impatto positivo, mentre il 20,7% parla anche di effetti negativi. Il nodo per le imprese sembra essere il reperimento di figure professionali, soprattutto persone dedicate alla gestione del cambiamento nella ricerca e sviluppo (53,8%) e sviluppo dei software (50%).

I lavoratori - Il rovescio della medaglia, secondo i sindacati europei, è la possibilità di perdite di posti di lavoro e piani di riduzione dei costi con impatto negativo sulle condizioni di lavoro. Al tempo stesso, la transizione alla mobilità elettrica ha anche potenzialità dal punto di vista dell’occupazione, soprattutto nella filiera delle batterie, dalla produzione al riciclo.

Vuoi approfondire le principali sfide politiche legate alla diffusione della mobilità elettrica? Leggi il terzo capitolo del White Paper di Repower, lo trovi qui.

                                                                                                                              26 marzo 2024