Nelle opere selezionate per la XXII Esposizione Internazionale, il tema della sostenibilità viene analizzato, scomposto e riprogettato da diversi punti di vista e con diverse finalità. Così succede anche nell’installazione realizzata per l’occasione dallo studio milanese Accurat, The Room of Change, che Repower ha scelto di sostenere.

Una selezione di decine di dataset che rappresentano aspetti diversi del rapporto in continua evoluzione fra uomo e ambiente, raggruppati in otto temi che aiutano a capire cosa è cambiato in passato, cosa sta cambiando nel nostro presente e cosa cambierà in futuro rispetto a sfere tematiche che toccano la vita umana in maniera diretta e indiretta. Il risultato di questa analisi è un’istantanea dei processi di cambiamento in atto sul nostro pianeta, che utilizza i dati e la loro visualizzazione per far percepire in maniera tangibile la scala di questi fenomeni.

In che modo, dunque, quest’opera si ricollega al tema della XXII Triennale, Broken Nature? Lo abbiamo chiesto all’autrice dell’opera e partner di Accurat, Giorgia Lupi: «Con il nostro lavoro ad Accurat ci occupiamo principalmente di supportare soggetti e organizzazioni internazionali nell'analisi e nella rappresentazione di dati, spesso avvicinando fra di loro mondi molto diversi. È questa la chiave con cui abbiamo interpretato il nostro intervento per Broken Nature: credo che i dati, piccoli e grandi, siano uno degli ingredienti fondamentali per facilitare il processo di transizione verso un mondo più sostenibile, perché rendono possibile la creazione di un sistema di riferimento costante per misurare con efficacia e oggettività l'effetto dell'intervento umano sull'ambiente, sia in negativo che in positivo». 

The Room of Change è stata collocata dai curatori nell'impluvium della Triennale, la prima stanza che apre tutto il percorso espositivo. Questa collocazione sottolinea il ruolo cardine che il tema del cambiamento ricopre all'interno di Broken Nature, e fa assumere al lavoro di Accurat un ruolo quasi propedeutico rispetto alla visita. L’idea al centro dell’opera? «Una rappresentazione del cambiamento in grado di dialogare con i visitatori contemporaneamente su due livelli: razionale e intuitivo» spiega Giorgia Lupi «Anche senza interpretarne necessariamente i contenuti in modo attivo, l’opera restituisce un concetto fondamentale: il cambiamento può essere percepito solo alla dovuta distanza, mentre "scompare" se analizzato su un arco temporale breve».

In questo contesto il dato acquisisce dunque un’importanza crescente: «I dati (e con loro i "big” data) sono ormai dappertutto e noi vi siamo immersi» conclude l’artista «Spesso quando lavoriamo con i dati rischiamo di focalizzarci solo sui numeri e le quantità immediatamente visibili e accessibili, e non ci rendiamo conto che questi dati possono in verità diventare molto più significativi se ne scopriamo gli aspetti più effimeri e nascosti, se siamo capaci di fare collegamenti e di ricondurre i dati al contesto che li ha generati».

5 marzo 2019