Dall’era della “Vita fissa”, a quella dell’ “Homo Mobilis”, che vive in movimento e “si muove mentre respira”. Ma senza stress. È la “Mobile Life”, la nuova era che stiamo per vivere, secondo Georges Amar, uno dei “Guru” del ciclo di incontri “Around Mobility” organizzati da Meet the Media Guru e Fondazione Bassetti in partnership con Repower. Docente di design e innovazione all’Ecole de Mines ParisTech, Amar è autore del saggio Homo Mobilis, che descrive una profonda trasformazione a ogni livello della società, come ci ha spiegato in questa intervista.
Cosa si intende con l’espressione “Homo Mobilis”?
Indica un grande cambiamento nella nostra vita: la mobilità non è (sarà) più un epifenomeno, un aspetto parziale della nostra esistenza. Il trasporto una volta significava «Come si può andare velocemente e in modo sicuro da un punto prefissato a un altro punto fisso?». Al contrario, l'Homo Mobilis vive in movimento. A volte si ferma per una pausa, ma può incontrare gli altri senza fermarsi, lavora, gioca, studia in modo mobile. L’ Homo Mobilis «abita il movimento», non corre né è stressato: la mobilità è per lui persino una specie di meditazione.
Come sta cambiando il concetto di mobilità e mezzi di trasporto?
Stiamo entrando in un diverso modo di vivere, una “Mobile Life”. Il modo migliore per capirlo è confrontarla con il paradigma «standard», che possiamo chiamare Vita fissa. In questo paradigma si suppone che ogni attività della vita «avvenga», cioè che si realizzi in un luogo fisso, il luogo «giusto». Questa fissazione è triplice: geografica (da qualche parte); funzionale (ad hoc); simbolica (luogo con significato specifico). Ad esempio, si studia a scuola, si lavora in un posto di lavoro. Non appena si confuta almeno uno dei tre assunti, si ha la “Mobile Life”. Che però non significa movimento costante, anzi: quando le nostre attività diventano più diversificate (posso lavorare o studiare o giocare in una più ampia varietà di luoghi, tempi e modalità), mi serve meno tempo per passare da un posto fisso all’altro. Potrei lavorare in treno o in un parco: lavoro mobile, apprendimento mobile, intrattenimento mobile. Vita mobile.
Quali sono i principali trend e innovazioni che stanno ridefinendo il nostro modo di muoverci, soprattutto nelle città?
Tre tendenze principali: il primo è un approccio globale alla mobilità. La posizione e l'organizzazione delle attività nelle città è importante quanto la questione del trasporto da un luogo all’altro e i tempi delle attività. Con l’ascesa delle auto autonome assisteremo alla crescita della nozione paradossale di «Mobile Place» (ufficio su ruote, hotel mobile, Food Truck, ecc.). La seconda tendenza è l'ibridazione nei nostri mezzi di mobilità. A esempio tra autobus e metro, o tra trasporto pubblico e individuale. Uno dei più intelligenti e utili è «Pedibus», o Walking Bus. L'ibridazione tra fisico e digitale sarà uno dei campi più innovativi per i prossimi anni. La terza tendenza si può definire Mobile Body. Il corpo umano potenziato o dotato di vari dispositivi, dalle smartshoes agli smartphone fino all'esoscheletro, e tutti i suoi sensori naturali o artificiali, diventeranno il vero centro dei sistemi di «città mobili».
Mobilità, innovazione e società: tre ambiti sempre più interdipendenti. Come vedi questo rapporto?
Riscopriremo che la mobilità è un fatto culturale. Pensiamo alla funzione del cibo in ogni società: è ovviamente una questione di tecnologia, economia, industria, ma è anche profondamente culturale. Tutto ciò dovrebbe diventare vero anche per il movimento, ed è il modo in cui dobbiamo riprogettare la mobilità, la vita mobile e la società nel suo insieme. La stessa nozione di innovazione sta cambiando: non sarà più l'opposto della tradizione. Riscoprire e reinventare può essere più importante che scoprire qualcosa di nuovo, quindi la “ricognizione” può essere meglio della conoscenza. Soprattutto in tempi pericolosi come i nostri.