aprile 2023
“L’acronimo EGE sta per ‘esperto in gestione dell’energia’ – chiarisce Davide Serani, Project Execution Officer presso BrainDoing –. Quella dell’EGE è una professione che dal 2009 è certificata e definita da una normativa”. In un momento in cui il costo dell’energia, nonostante i recenti ribassi, resta comunque rilevante, ma soprattutto la transizione energetica è una questione con cui è impossibile non confrontarsi, ecco che la figura dell’EGE assume una nuova rilevanza. “L’esperto in gestione dell’energia è il soggetto che ha le conoscenze, l’esperienza e le capacità necessarie per gestire l’uso dell’energia in modo efficiente. Di solito è un libero professionista, ma nelle strutture particolarmente energivore o complesse può essere anche una figura interna”.
IL PERCORSO. Si diventa EGE dopo il superamento di un esame, cui si accede dopo aver dimostrato di avere una propria storia professionale e diverse esperienze pregresse nell’uso efficiente dell’energia. Ogni anno, per mantenere la certificazione, bisogna dimostrare di avere avuto un’operatività e ogni quattro anni viene valutata la propria attività nell’ambito della gestione energetica. Tanto gli esami, quanto le valutazioni periodiche sono erogate da diversi enti privati. Quanto alla formazione di questa figura professionale, di solito il suo background è tecnico, e proviene dal settore della produzione in ambito energetico, oltre a conoscere bene il mercato dell’energia e ad avere nozioni di economia aziendale”.
LE COMPETENZE. “Le competenze dell’EGE sono ampie e spaziano dall’ambito normativo, che bisogna conoscere per essere in grado di indicare alle imprese clienti le opportunità, a quello del mercato delle commodity energetiche e della mobilità elettrica”. Ma soprattutto l’ EGE è la figura incaricata di svolgere la diagnosi energetica, una valutazione divenuta obbligatoria per alcune categorie di aziende, ma utile a tutte per migliorare le proprie performance energetiche.
GLI INTERVENTI. In diversi casi, il rapporto tra EGE e azienda cliente può diventare continuativo e non è difficile dimostrare la strategicità di questa figura. “Sebbene non sia possibile quantificare una percentuale media di risparmio, nella quasi totalità degli interventi di un EGE, emergono subito diversi aspetti che possono essere migliorati sotto il profilo della gestione energetica. Stiamo parlando di una figura di indubbia rilevanza, che però a volte fa fatica a essere compresa e che, se fosse valorizzata come merita, porterebbe un risparmio sostanzioso in termini economici in quasi tutti i tipi di aziende. In che modo? Solitamente individuando gli sprechi, attraverso azioni a costo zero, e aumentando i consumi da fonti rinnovabili”. Conclude Davide Serani.