maggio 2024
Pochi mesi fa, era il 28 novembre del 2023, un Boeing 787 di Virgin Atlantic volava tra l’aeroporto londinese di Heathrow e il JFK di New York alimentato al 100% da SAF, un carburante composto principalmente da olio da cucina usato e prodotti a base vegetale.
Sebbene si sia trattato di un avvenimento dal forte valore per lo più simbolico, a oggi il SAF (che può essere prodotto non solo da oli esausti, ma anche attraverso un procedimento chimico di cottura del carbonio) rappresenta l’unica alternativa in grado di rendere più sostenibile il trasporto aereo, responsabile nel 2022 del 2% delle emissioni di CO2 a livello globale.
SAF, acronimo di Sustainable Aviation Fuel, è però considerato un’alternativa di transizione, in attesa dello sviluppo tecnologico degli aerei elettrici o a idrogeno. In parte a causa della scarsa disponibilità del carburante ecologico e in parte perché il SAF rilascia carbonio nell’atmosfera, sebbene in quantità decisamente minore (-70%).
Con queste premesse, quali sono le reali prospettive del settore dell’aviazione green? Diverse compagnie aeree, tra cui Virgin, British Airways e Air France, hanno dichiarato di voler utilizzare il 10% di SAF entro il 2030, e la volontà dell’intero settore è quella di arrivare al 65% con obiettivo net zero del 2050.
In un contesto ancora dominato dalle incertezze, tuttavia, una gestione attenta e ottimizzata della quantità dei voli è sicuramente il modo più sicuro e immediato per ridurre le emissioni di questo settore.