febbraio 2023

 

L’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi, ha portato ad un forte sviluppo delle innovazioni tecnologiche per quanto riguarda le strutture ed i dispositivi. In particolare, il fotovoltaico sta vivendo un’evoluzione tecnologica che integra produzione energetica e utilizzo agricolo del suolo: in una parola, agrivoltaico. “La prima fase storica del fotovoltaico – spiega Marco Ceroni, AD di Repower Renewable – prevedeva l’utilizzo di pannelli fotovoltaici posizionati in modo da occupare la superficie massima possibile del terreno dedicato. Questi pannelli erano a un’altezza di circa 50 centimetri da terra e tale configurazione di fatto impediva qualsiasi ulteriore impiego del suolo. Circa dieci anni fa, Repower ha dato vita, in modo decisamente pionieristico, a un impianto agrivoltaico in provincia di Rovigo, semplicemente distanziano fra loro le strutture di supporto dei pannelli fotovoltaici e permettendo di proseguire l’attività agricola in misura modestamente ridotta. Questa modalità, se messa a sistema, evita che nelle zone agricole vocate alla produzione di energia sparisca la preesistente attività agro/pastorale”.

 

Ma l’innovazione non si è fermata e, da qualche anno, si sta sviluppando, a livello globale, un'ulteriore tipologia di agrivoltaico prevedendo non solo il distanziamento tra le strutture di supporto dei pannelli fotovoltaici ma anche innalzando la loro altezza da terra, in modo da poter utilizzare anche il terreno sottostante i medesimi panelli. "Si è visto come alcune colture, tra cui taluni tipi di foraggi, ortaggi e fiori come la lavanda, beneficino dell’ombreggiatura data dai pannelli fotovoltaici e possano essere ancora più redditizie se inserite in un contesto agrivoltaico. Questa innovazione è stata istituzionalizzata anche dal legislatore italiano nel 2022 con l’emissione di specifiche linee guida. E proprio alla fine dello scorso anno, è stato autorizzato a Ciminna, in provincia di Palermo, un impianto agrivoltaico esteso su circa 150 ettari in grado di produrre energia elettrica con una potenza di circa 65 MW. Alla produzione energetica si integra un ambizioso progetto agricolo che prevede la realizzazione di un mandorleto, un campo di lavanda e la costruzione di arnie per la produzione di miele, oltre che la coltivazione di foraggi nel terreno sottostante i moduli. Il terreno su cui sorgerà l’impianto verrà utilizzato per produrre mandorle, miele, lavanda e foraggio, creando in questo modo un indotto economico a beneficio delle comunità locali”, conclude Ceroni.

 

L’incontro tra produzione di rinnovabili e agricoltura ha un’ulteriore conseguenza positiva: lo sviluppo della “smart farming”, l’agricoltura digitale che ha fra i propri obiettivi l’ottimizzazione della risorsa idrica per l’irrigazione, la riduzione dei fertilizzanti, la produzione e l’analisi di dati indispensabili per migliorare la resa dei terreni.