aprile 2022
Performanti, ma costosi. Facili da assemblare, ma altamente inquinanti. Salubri ma difficilmente reperibili. Quando si tratta di materiali da costruzione, sembra sempre che sia necessario rinunciare a qualcosa. Se poi oltre alle caratteristiche qualitative dei prodotti, si cerca anche di fare delle scelte sostenibili, la quadratura del cerchio appare davvero introvabile.
Ma non è così. E Ricehouse ne è la dimostrazione. Ricehouse è una realtà aziendale nata nel 2016 nel territorio di Biella, il distretto più importante per la produzione del riso a livello europeo, da un’intuizione di Tiziana Monterisi, architetto con il pallino della sostenibilità e dell’edilizia naturale. Traendo ispirazione da un modo di costruire della tradizione piemontese, Tiziana ha dato vita a un circolo virtuoso: trasformare gli scarti della lavorazione del riso (paglia, lolla, amidi, argilla) in materiali da costruzione, dando loro una seconda vita. I vantaggi sono innumerevoli:
- Si utilizzano materiali riciclati e – in futuro – compostabili.
- Si “salvano” dalla distruzione grandi quantità di rifiuti che diversamente andrebbero inceneriti. Per ogni ettaro coltivato a riso, si producono dieci tonnellate di scarto e sette di riso.
- Si costruisce in modo sano e naturale.
- Si consuma poca energia nei processi di riscaldamento e raffreddamento di paglia e lolla di riso, che sono materiali tecnologici e ottimi isolanti.
Ma che cosa, concretamente, è possibile costruire con questi “rifiuti magici”? Praticamente tutto, dagli isolanti alle piastrelle, dai pavimenti per esterni ai mattoni, fino all’intonaco e al massetto, è possibile realizzare con gli scarti del riso un intero edificio, fatta eccezione per i serramenti e la struttura verticale. E Ricehouse è già andata oltre, iniziando a produrre anche tessuti per l’arredamento e oggetti di design. Se la casa di carta è un prodotto dell’immaginazione, la casa di riso è reale più che mai!