maggio 2020

 

Diffuso in Italia soprattutto negli ultimi mesi in risposta all'emergenza sanitaria, lo smart working si sta rivelando un'importante risorsa.

Oltre che ridurre lo stress e contribuire a risparmiare energie in ufficio, lavorare da remoto ha un impatto sull'ambiente da non sottovalutare. Analizziamolo.

 

Le conseguenze del Coronavirus sull'ambiente

 

Le misure restrittive, osservate in tutto il mondo per contenere i contagi da Covid-19, hanno generato una notevole diminuzione delle concentrazioni di diossido di azoto. In Europa in particolare, questa riduzione ha portato a un drastico calo dell'inquinamento soprattutto in grandi città come Milano, Parigi e Madrid.

 

…e lo smart working?

 

Circa 19milioni di persone ogni giorno si spostano con mezzi propri per raggiungere il luogo di lavoro.

È doveroso ricordare che l'Italia era stata recentemente deferita dalla Commissione europea alla Corte di Giustizia dell'UE per il mancato rispetto dei valori limite di biossido di carbonio.

Secondo le analisi effettuate dall'ENEA, basterebbe anche un solo giorno di smart working a settimana per tutti i lavorati pubblici e privati per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno. Si otterrebbe così un risparmio di 950 tonnellate di combustile, una riduzione di 2,8 milioni di tonnellate di CO2, di 550 tonnellate di polveri sottili e 8mila tonnellate di ossidi di azoto, con conseguente risvolto positivo sulla salute della popolazione.

Importante tener presente come minori spostamenti casa-lavoro potrebbero ridurre i costi e permettere un impiego diverso delle risorse economiche. Possibilità cruciale in questo momento di ripresa di attività post Coronavirus.

La possibilità di ridurre le congestioni, i consumi e l'impatto ambientale fanno dello smart working una risorsa strategica a disposizione della Smart City del futuro.