marzo 2023

 

Se c’è un denominatore comune nell’attività di tutte le aziende, a prescindere dal settore in cui operano, dalle dimensioni e dalle performance economiche, è sicuramente la ricerca di sostenibilità. La sostenibilità di un’azienda è misurata dai criteri ESG (environment, social, governance) che stabiliscono quanto sia equo, rispettoso ed etico lo sviluppo delle imprese.

Tutte le realtà economiche sono chiamate da qualche tempo a fare i conti con le variabili ambientali, sociali e di governance e, negli ultimi anni, questa esigenza si è fatta sempre più urgente, tanto da rendere necessaria la creazione e lo sviluppo di professionalità ad hoc. La principale è quella del sustainability manager, una figura trasversale che ha il compito di disegnare e mettere in atto strategie aziendali per rendere l’approccio e l’attività aziendale più sostenibile attraverso la definizione di standard di riferimento sempre più elevati nell’ambito della sostenibilità, che possono coinvolgere interventi di efficienza energetica, utilizzo di energie provenienti da fonti rinnovabili e materie prime selezionate… Sotto il cappello di sostenibilità, rientrano le buone pratiche relative non solo all’ambiente, ma anche rivolte alle persone che lavorano in azienda.

Intuitivamente, si capisce come un’azienda che decide di dotarsi di una figura di questo tipo sia piuttosto grande e strutturata; eppure, le sfide della sostenibilità riguardano anche realtà più piccole. Queste possono rivolgersi a consulenti esterni da interpellare periodicamente sulle tematiche relative a uno sviluppo equo, etico e rispettoso nei confronti dell’ambiente.

Le competenze del sustainability manager sono ampie e trasversali: deve essere in grado di conciliare la gestione ordinaria con le necessarie evoluzioni innovative di modelli e processi; deve avere skill di visione, preventive, ma anche strategiche e operative, conoscere il settore nel quale l’azienda opera, ma anche i trend e i cambiamenti in atto per quanto riguarda le politiche di sostenibilità. A questa figura professionale è richiesta una particolare attitudine: quella di essere un game changer, di sfidare convinzioni consolidate e ritenute immutabili, anche se superate, di essere in grado di guidare un cambiamento a partire dalla cultura aziendale, valorizzando le iniziative, gli investimenti e i risultati ottenuti grazie alle politiche di sostenibilità intraprese dentro e fuori dall’azienda.   

Secondo la ricerca Levoluzione organizzativa della sostenibilità nelle aziende italiane”, realizzata dalla Luiss Business School su 59 aziende italiane, il 53% dei professionisti assunti in grandi e medie imprese in qualità di sustainability manager riveste ruoli dirigenziali e molti di essi sono donne. Inoltre, l81% dei sustainability manager ha prodotto un aumento della cultura interna sulla sostenibilità.