Le nostre storie di successo | Michele Maldera

Michele, la tenacia e l’umiltà

Michele Maldera, manager in Puglia, mi parla al telefono dall’auto… perché è l’unico posto dove c’è campo!

Come sei approdato in Repower?
Non ho completato gli studi universitari perché ho avuto l’opportunità di entrare subito in un’azienda che stava crescendo rapidamente. Ho fatto tutta la gavetta – prima magazziniere, poi ho lavorato in produzione, poi come impiegato commerciale fino a diventare manager. Ma l’azienda ha chiuso e visto che il mondo dell’energia mi ha sempre incuriosito molto ho raccolto qualche informazione su Repower, che già conoscevo per il parco di produzione eolica in Puglia. E quando Michele, che è il mio attuale manager, mi ha presentato l’azienda – che era così come me l’aspettavo, con tutte le attenzioni dovute ai clienti, ai consulenti – ho deciso che avrei lavorato con Repower.

Come sono stati i primi mesi?
La verità?

Certo.
Sono stati di sangue e sudore. E di paura, anche: durante il primo anno è stata dura andare avanti. Però sono testardo quando vale la pena esserlo e mi sono detto: “Ma perché mai non dovrebbe funzionare?”.

All’inizio è stata dura. Ma poi mi sono detto:

“Perché non dovrebbe funzionare?”.

Michele Maldera

Il primo contratto che hai chiuso?
Con l’azienda di un mio amico. Non so se lui l’abbia fatto per farmi un favore o se era realmente convinto di passare a un fornitore migliore. Certo è che poi mi ha ringraziato per i vantaggi ottenuti nel passare con noi. E io ho ringraziato lui perché mi ha dato quella fiducia che mi serviva per iniziare.

Qual è la sfida più grande nel tuo lavoro di tutti i giorni?
Quella di fare vera consulenza, senza farsi trovare impreparati. È fondamentale essere costantemente aggiornati sulle novità del mercato. Sarei molto scontento di me stesso se confrontandomi coi problemi dei miei clienti non fossi in grado di aiutarli.

Sei manager da poco: quali sono stati i comportamenti decisivi per la tua crescita professionale?
Essere perseverante e non fare il doppio gioco. Ho fatto il lavoro per cui sono stato chiamato comportandomi sempre in modo corretto e sono stato premiato per questo. In realtà non me lo aspettavo: sono molto umile, cerco di farmi piccolo per essere sempre nella condizione di imparare qualcosa. Parto dal presupposto che quello che so è un miliardesimo di quello che c’è da conoscere.

Che cosa cerchi in un neoconsulente da inserire nella tua struttura?
Grinta e motivazione a non finire. Sorriso e allegria… chi ha il sorriso in volto ha la capacità di affrontare le difficoltà in modo positivo.


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