settembre 2024

 

Che l’acqua sia l’elemento più importante per la vita sulla Terra lo sappiamo più o meno tutti, anche se forse non tutti sapremmo argomentarne le ragioni. All’acqua è dedicato l’obiettivo 6 dell’Agenda Onu 2030, ovvero “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. Questo goal comprende svariati sotto-obiettivi: oltre all’accesso allacqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, la protezione e la riabilitazione degli ecosistemi legati allacqua (tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi e laghi).

 

L’accesso all’acqua potabile e a servizi igienici sicuri, negli ultimi anni è migliorato: dal 1990 a oggi, 2,6 miliardi di persone in più hanno avuto miglior accesso all’acqua potabile e siamo passati dal 76 al 91 nella percentuale di persone che utilizzano migliori fonti di acqua potabile. Tuttavia, oggi, ci sono ancora 663 milioni di persone che non hanno accesso a fonti di acqua potabile e sicura. Secondo l’OMS, un miglior accesso ai servizi sanitari adeguati potrebbe salvare circa 1,4 milioni di vite l’anno.

 

E questi sono solo alcuni dei dati in grado di fotografare la situazione rispetto all’obiettivo 6, che è anche l’argomento del sesto episodio del podcast “Rumors d’ambiente - Alla ricerca della sostenibilità”, con un’intervista di Filippo Solibello a Giulio Boccaletti, Senior Fellow del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici. Secondo Boccaletti “la gestione dell’acqua è la piattaforma fondamentale per lo sviluppo economico”. Per inquadrare la situazione, “dovremmo riflettere sull’esperienza che abbiamo con l’acqua. Nel caso di persone che, come noi, vivono in contesti sviluppati, il rapporto con l’acqua è estremamente mediato, si tratta di un’esperienza controllata e indipendente da ciò che accade nel mondo, che non interferisce con le nostre abitudini e i nostri spostamenti”.

 

Questo, come è intuibile, non è così per la maggior parte delle persone al mondo. “Dobbiamo aspirare a un mondo dove tutti abbiano un’esperienza con l’acqua simile alla nostra. E questa esperienza andrebbe integrata con una gestione sostenibile degli ecosistemi idrici.” Il rapporto tra uomo e acqua ha vissuto una fase cruciale circa 10mila anni fa, quando alcune popolazioni sono diventate sedentarie. In quel momento è emersa la necessità di riconfigurare l’ambiente, creare canali, costruire argini, raccogliere acqua piovana. L’ingegnerizzazione del territorio è stata funzionale alla vita sedentaria. La buona notizia è che, secondo Boccaletti, non servono nuove tecnologie per raggiungere l’obiettivo 6. “L’ostacolo maggior risiede nel mancato sviluppo economico delle aree più disagiate.”

 

In aggiunta, il cambiamento climatico, che sta modificando la statistica delle precipitazioni in termini di frequenza, quantità e intensità, rappresenta un ulteriore problema per il raggiungimento dell’obiettivo 6. “Le infrastrutture messe a punto dall’uomo negli ultimi decenni per gestire l’abbondanza o la scarsità di acqua non sono più efficaci. Inondazioni e siccità ci fanno vivere le stesse esperienze di tante popolazioni più vulnerabili di Asia o Africa.”